Dopo un evento severo come un infarto sono molte le domande che si affollano nella testa del paziente: riuscirò a riprendere la vita di prima? Ci saranno delle limitazioni? Quali precauzioni sono necessarie? Come devo eseguire la mia riabilitazione?
Dopo l’infarto si può riuscire a riprendere la vita di prima?
Bisogna valutare caso per caso, quantificando l’entità dei danni subiti dal cuore.
Nella maggior parte dei casi, per fortuna, con una buona riabilitazione si può ritornare a fare le stesse attività che si facevano prima dell’infarto: lavoro, attività fisica e tutto il resto.
Anzi spesso il ritorno alla “normalità” comporta una svolta in positivo, perché l’evento cardiaco porta il paziente a correggere il suo stile di vita adottando i giusti accorgimenti.
Quali sono questi comportamenti virtuosi “salva-cuore”?
Innanzitutto la terapia farmacologica concordata va seguita scrupolosamente.
Poi c’è l’attenzione ai fattori di rischio: alcuni si possono e quindi si devono abolire del tutto, come il fumo e la sedentarietà.
È necessario, poi, adottare una dieta sana e corretta, cercando di ottimizzare il proprio peso corporeo.
Infine è fondamentale tenere ben controllati i valori della pressione arteriosa, della glicemia, dell’assetto lipidico -in particolare del colesterolo “cattivo”, cioè la frazione LDL- e controllare lo stress.
Dopo un infarto, fare attività fisica aiuta a vivere meglio
Come? Quanto prima, il trattamento precoce. Ma poi, anche la riabilitazione. Se riconosciuto e trattato in maniera tempestiva nella maggiore parte dei casi oggi l’infarto del miocardio non comporta la morte di un paziente.
Secondo le statistiche riportate nel Programma Nazionale Esiti, oggi nel nostro Paese all’incirca 1 paziente su 10 perde la vita nei trenta giorni successivi al forte «rallentamento» della circolazione sanguigna a livello del cuore.
Per tutti gli altri, invece, inizia un periodo di adattamento alla nuova vita che non può prescindere da un programma di riabilitazione. Un aspetto complementare, ma non meno importante, dell’assistenza alle persone colpite da un infarto.
Per loro, con un graduale piano di recupero, l’idea di riprendere una vita senza troppi condizionamenti ha maggiori possibilità di diventare realtà.
Benefici per il cuore e la mente
Sono gli stessi pazienti a descrivere che, grazie all’attività fisica, «ci sentiamo meglio». Tanto sul piano fisico, quanto su quello mentale.
Questo è quanto riportato in uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Leeds e condotto intervistando 4.570 cittadini inglesi colpiti da un infarto tra il 2011 e il 2013.
Nel tempo – dopo 1, 6 e 12 mesi – è stato chiesto loro di fornire informazioni circa il percorso di riabilitazione intrapreso, il livello di attività fisica raggiunto e la percezione della qualità della propria vita.
Lo sport aiuta a tenere sotto controllo la pressione sanguigna, la glicemia e i livelli di colesterolo nel sangue ed è dunque fondamentale praticarlo per la prevenzione secondaria – quanto sulla mente.
Le attività consigliate e quelle da evitare
Diversi studi hanno documentato come, per esser efficace anche in chiave riabilitativa, l’attività fisica debba essere svolta per almeno 150 minuti a settimana (con una frequenza cardiaca moderata: 80-120 battiti al minuto).
«Il percorso di recupero attraverso una blanda attività fisica aerobica può iniziare subito dopo la dimissione», afferma Gabriella Malfatto, responsabile del servizio di riabilitazione cardiologica ambulatoriale all’Istituto Auxologico di Milano.
In linea generale però si può dire che le camminate (anche veloci) al parco o in riva la mare/lago, il giardinaggio e il potenziamento muscolare a corpo libero (o con pesi non superiori a 5 chili) vanno bene per tutti.
Cosa evitare, invece? «Nel primo mese e mezzo e comunque in attesa della prima visita cardiologica, il nuoto: c’è il rischio che determini bruschi cali di pressione o rallentamenti del ritmo cardiaco – aggiunge l’esperta -. Fino al terzo mese, per contenere l’agonismo, meglio invece astenersi dagli sport di contatto oppure canoa, canottaggio, sci e sci di fondo, tennis.
L’importanza dell’esercizio fisico nella riabilitazione
È quindi fondamentale associare alla terapia farmacologica e nutrizionale anche quella fisica tramite un programma personalizzato di training fisico con esercizi a corpo libero.
L’intervento cardio-riabilitativo dopo l’infarto è efficace e può ridurre di circa il 25% la mortalità successiva. È fondamentale però mantenere ciò che si è imparato: per non perdere i benefici acquisiti bastano 30-40 minuti di attività fisica almeno 4 volte la settimana.
Contattaci per una consulenza su un programma personalizzato di riabilitazione.
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